La vecchia zocca sulla quale attecchiscono nuovi virgulti
E’ il simbolo dell’Unione Sportiva Arbor, è il significato profondo di un’esistenza che da oltre cinquanta anni, con entusiastica ostinazione, ha deciso di investire su uno dei nodi più complessi, ma, nel contempo, fondamentali ed affascinanti della nostra società: i giovani.
La storia dell’ Arbor è stata fin qui costellata di tanti momenti, belli e meno belli, di scelte entusiastiche e coraggiose come di rinunce inevitabili e dolorose. Da sempre, però, i suoi creatori e sostenitori hanno voluto rimanere coerenti con i loro principi ispiratori volti ad operare per i giovani, adempiendo al dovere morale di formare, al tempo stesso, atleti e ragazzi capaci di affrontare la vita e la carriera sportiva con grande serenità e serietà, qualità acquisite nel corso degli anni grazie all’attività sportiva ed ai numerosi momenti di condivisione vissuti all’interno della nostra società. Queste finalità ed ideali sono racchiusi interamente nell’art. 1 dello statuto della società reggiana:
“L’Unione Sportiva Arbor ha lo scopo di propagandare e praticare l’attività sportiva intesa come mezzo di formazione fisica e morale della gioventù promuovendo ogni forma agonistica e associativa.”
Da qui nasce il costante desiderio di crescere e di organizzarsi sempre meglio per poter offrire un servizio adeguato e cercare di lasciarlo sempre meno al caso, creando un ambiente sereno e quasi familiare per far sentire l’importanza del collettivo e cercando di arricchire ed arricchirsi interiormente, evitando gli eccessi e senza mai fare il passo più lungo della gamba.
Fatte queste doverose ed importanti premesse, giungiamo a narrare i principali passi che hanno segnato la storia dell’Unione Sportiva Arbor.
La nostra Unione Sportiva nasce nell’estate del 1952 all’interno della parrocchia di San Francesco, con il nome di U.S. Aquila e così si chiamerà fino al 1957, anno in cui avviene la fusione con la Gioventù Francescana e viene coniato il nuovo nome societario: Arbor.
Calcio, pallacanestro maschile e atletica leggera, praticati inizialmente all’interno del Centro Sportivo Italiano, rappresentano le discipline pionieristiche. I risultati sportivi non sono sempre da prima pagina, ma l’entusiasmo è straripante: la società ha mosso i primi passi, ha imboccato la “sua” strada.
Un altro momento importante e significativo riguarda il distacco dalla parrocchia di San Francesco, nel 1960, per non essere più di peso per la stessa, per poter avere un suo logico sviluppo e per non essere più esclusivamente al servizio dei giovani della parrocchia. Con questo decisivo passo, l’Arbor esce per sempre dalla dimensione parrocchiale per antrare in quella cittadina.
Nel 1965 il grande passo: la società arborina si trasferisce al numero 18 di via Squadroni: la prima vera sede, il momento della crescita dirigenziale ed organizzativa, dell’affacciarsi sul mondo, dell’aprirsi ad esso, dell’autonomia. Una “casa” tutta per sé: è la realizzazione di un sogno cullato e cresciuto nel tempo in cui una comunità vive, progetta, lavora per qualcosa che tutti possono condividere, dai dirigenti ai tecnici, dagli atleti ai tifosi.
I primi anni sessanta sono anche il tripudio dell’espressione sportiva: nascono nuove discipline come la pallavolo maschile ed il tennis tavolo, ne ripartono altre come pallacanestro maschile, momentaneamente sospesa, ma soprattutto spiccano il volo quegli sport che rappresenteranno, in fatto di movimento e di prestigio, il fiore all’occhiello della società.
L’Arbor si tinge di rosa: nel 1964 con la pallavolo, l’anno successivo con la pallacanestro. Queste due realtà, in termini sportivi ai massimi livelli, caratterizzano con i loro risultati prima gli anni Settanta con la conquista dello scudetto tricolore nella pallavolo femminile(1977-78), in seguito gli anni Ottanta con la salita nella serie A2 nella pallacanestro. Sono la punta dell’iceberg di tutto il movimento arborino che in questa ulteriore fase della sua esistenza tocca con mano quanti e di quale portata possano essere i problemi ai massimi livelli, nella dimensione professionistica. Sono questi gli anni delle scelte entusiastiche e delle rinunce lancinanti, le stagioni dei risultati prestigiosi e delle delusioni cocenti, i momenti del potenziamento e del ridimensionamento. Annata ’77 – ’78: la pallavolo femminile tocca il cielo con un dito conquistando il titolo nazionale, ma il campionato ’87 -’88 segna il definitivo abbandono dei posti in prima fila. Solo un anno prima le splendide ragazze della pallacanestro centrano una prestigiosa promozione nella serie A2, ma l’anno successivo, ancora la fatidica stagione ’87 – ’88, segna l’immediato declassamento.
Eppure è proprio in questo periodo che l’Arbor conosce veramente se stessa, che capisce quale sia la sua vera forza, quale sia il suo presente,ma soprattutto il suo futuro. È in questi anni che decide di affidarsi ai suoi giovani che in modo istintivo a volte, come in maniera razionale in altre, allo sbaraglio ma con obiettivi ben mirati, riescono a salvare la “loro” Arbor, nei campionati nazionali come nelle manifestazioni giovanili, nelle lotte impari come negli scontri alla portata, nel tentativo a volte impossibile di salvare categorie come nella ricerca mirata di risultati gratificanti.
Gli anni novanta rappresentano la passerella che porta all’oggi, al presente e sicuramente al domani. Con la sola eccezione della pallacanestro femminile, sacrificata sull’altare di un inevitabile declassamento anche, ma non solo, per esigenze di ordine economico, la discipline rimangono le stesse: pallavolo femminile militante nella serie C interregionale, pallacanestro maschile nella serie D regionale e pallavolo maschile nella 2″ Divisione provinciale: lontano dai fasti del passato, dunque, ma in una nicchia ben protetta nella quale l’Arbor può continuare ad operare nel nome delle sue ben salde idealità. I dati rimangono strabilianti se analizzati in riferimento agli anni a cavallo del passaggio al nuovo millennio. Nella stagione 1999 – 2000 sono 337 i tesseramenti, dei quali ben 167 provenienti dai centri di avviamento allo sport. Impressionante è il numero delle gare ufficiali disputate: 390 (280 nella pallavolo, 110 nella pallacanestro), praticamente in soli otto mesi di attività; cifre destinate ad aumentare nella stagione successiva, quella 2000 – 2001, visto che si parla di 400 iscrizioni, con i centri avviamento ancora in primo piano per le 184 presenze. L’Arbor continua a rimanere una realtà viva, pulsante sul nostro territorio, un punto di riferimento per quanti si avvicinano alla pratica sportiva, ma anche una culla dell’associazionismo: in definitiva, un sinonimo di garanzia. Perché in fondo ben poco è cambiato in casa Arbor, si parli di San Francesco o via Squadroni, di via Castelli o di via Guasco, ultima sede in ordine temporale.
Rimane la consapevolezza che l’offerta sportiva sia ancora uno dei mezzi più straordinariamente efficaci per rispondere alle esigenze del mondo giovanile; che la costante ricerca di forme di collaborazione, all’interno della società fra le varie componenti (dirigenti, tecnici, atleti, genitori) e con “l’esterno”, siano essi enti, associazioni, società, costituisca un aspetto irrinunciabile per il vivere in armonia con gli altri; che la crescita tecnico-organizzativa nei vari settori di attività, affidandosi a persone qualificate ed esperte come insegnanti di educazione fisica o giocatori di lunga milizia, sia una via obbligata se si vogliono offrire certezze il più a lungo durature. Non devono quindi stupire i costanti riconoscimenti che coinvolgono l’intera Unione Sportiva, due dei quali davvero ad altissimo livello. Il primo è del 1986 e arriva da parte del Coni con la consegna della “Stella d’Argento al Merito sportivo”: è dedicata ad una Società sportiva che “con meritoria azione in campo agonistico e propagandistico ha contribuito a diffondere e migliorare lo sport nel nostro Paese”.
Il secondo prestigioso riconoscimento è della Presidenza Nazionale del Centro Sportivo Italiano, il “Discobolo d’Oro CSI”: la motivazione è in pratica la stessa, l’anno il 1994. Non arrivano attestati di stima di tale portata se alle spalle di una società sportiva non ci sono anni di prezioso lavoro che hanno certamente prodotto risultati a qualsiasi livello, ma che hanno anche fornito un costante contributo in fatto di idee e di uomini.
Nei primi anni Sessanta l’Arbor è in prima linea nella creazione della Consulta dello Sport, un momento questo particolarmente significativo nella crescita dello sport reggiano in generale, e nel 1971 non fa mancare il suo concreto aiuto nell’organizzazione di una manifestazione importante quale può essere il Campionato europeo di pallavolo femminile. I suoi uomini, i suoi dirigenti sono sempre in prima linea. Ermes Simonazzi, nel corso della sua lunga milizia quale uomo di sport, ricopre le cariche di vice-presidente del Centro Sportivo Italiano, di presidente della Federazione provinciale di pallavolo, di consigliere della Lega pallavolo; Giulio Gioveni è l’attuale presidente del CSI. Ci sono anche l’indimenticato Pietro “Bud” Daloiso, consigliere CSI,’ Daniele Bigliardi, presidente del Comitato zonale della Federazione Italiana pallacanestro, Rodolfo Ligabue, consigliere del comitato zonale FIP, Flavio Vezzani, consigliere del comitato provinciale della Federazione Italiana Pallavolo. La tradizione Arbor continua con la lunga lista dei tecnici che trovano il giusto ambiente per le loro prime significative esperienze, tecnici non ancora affermati, molti dei quali lo diventeranno in seguito, che lasceranno e che a volte torneranno nel segno di un indelebile attaccamento ai colori sociali. Tutto questo nel nome dei giovani, nella costruzione di un’atmosfera accogliente che consenta di far cogliere loro la bellezza della pratica sportiva, che li veda crescere e diventare, oltre che una squadra, un gruppo di amici, una famiglia. “E’ proprio dai giovani – si legge in una nota del Consiglio dell’ Arbor – in quei particolari momenti in cui siamo pieni di interrogativi, che si trova la forza di andare avanti e di toccare davvero con mano il servizio offerto loro e allo sport reggiano in generale”.
L’attività dell’Unione Sportiva Arbor prosegue ancor oggi con il lavoro effettuato dalla pallacanestro maschile, militante nella serie C regionale e con un importante settore giovanile alle spalle, sulla pallavolo femminile, anch’essa disputante il campionato regionale di serie C e caratterizzata da numerose selezioni giovanili di ogni età, e dalla pallavolo maschile, appena retrocessa in serie D dopo un annata nella categoria superiore.
Qui si chiude la storia dell’U.S. Arbor: una storia ricca di emozioni e di momenti da ricordare nella mente di tutti gli appassionati sportivi reggiani, che di certo non ha, però, intenzione di fermarsi qui, ma di proseguire attraverso un lavoro programmatico alla formazione di giovani atleti che, speriamo, terranno, anche in futuro, alto il nome della nostra società, sempre con lo spirito di serenità e condivisione grazie ai quali è nata e cresciuta la nostra attività.